Creare esperienze di viaggio affascinanti e indimenticabili non è certo impresa facile, soprattutto nell’epoca del turismo 2.0 nella quale cui il tour operator e le agenzie di viaggio rischiano di diventare mere fotocopie di servizi già offerti dalle piattaforme web.
Non è certo così per Carmela Cipriani, titolare di un agenzia pugliese e tour operator da oltre vent’anni che, credendo fortemente nell’importanza di questo mestiere, ha messo a punto un progetto volto alla rivalutazione di terre bellissime e spesso dimenticate, attraverso espedienti che possano trasformare il cliente da turista ad attore 
protagonista.
In cosa consiste il progetto?
Si tratta di un progetto di incoming in un territorio ancora non considerato molto e non ancora messo in rete. Un territorio molto bello quale quello dell’Ofanto, dalla foce alla sorgente: partiamo dalla foce, cioè Puglia e Basilicata e approderemo in futuro probabilmente anche in Campania. Il progetto si pone come obiettivo quello di ricercare intorno a questo fiume tutte le eccellenze locali e metterle in rete. Non principalmente quelle che già sono affermate nel settore turistico, ma la vera e propria scoperta di attività particolarmente autentiche, dall’enogastronomia all’escursione– avventura nel territorio circostante. Una certa attenzione è data anche alle ricettività adatte ai disabili, perseguendo uno scopo di turismo che sia accessibile a tutti.
Non si tratta del classico tour “spersonalizzato”: l’attenzione ad ogni particolare e al vissuto esperienziale (dalle degustazioni nelle cantine al corso in cucina , sino al home restaurant) vuole trasformare i clienti da turisti in attori protagonisti. Saranno proprio loro i co-costruttori della comunicazione di questo progetto, fotografando e narrando in prima persona le loro esperienze: dalla pesca alla spesa presso il mercato di quartiere. Insomma uno storytelling della destinazione costruito insieme al turista.
Come si chiama il progetto?
Io l’ho intitolato “Un fiume di emozioni lungo l’Ofanto“. Il progetto è in fase di arrivo e dovrebbe partire nell’estate 2017, in collaborazione con il Rotary, che vuole farsi promotore intelligente per mettere insieme le istituzioni e gli operatori, e con il Consorzio Pro-Ofanto, per l’aspetto ecologico e la rivalutazione del territorio.
È anche un esempio di turismo rurale?
È anche un esempio di turismo rurale?Sicuramente è una parte di questo progetto. Utilizzeremo tutti i mezzi di trasporto, come ad esempio le biciclette per percorrere strade serrate. Abbiamo previsto anche di percorrere la Via Francigena, l’unica parte fruibile in Puglia, che attraversa la piena campagna.
Perché secondo lei questo progetto influisce sull’incoming?
Perché la Puglia è una regione ambita ma comunicata male. C’è molta comunicazione sul Salento, più carente sulle altre parti della regione. Per far bene incoming occorre saper far arrivare il turista e metterlo nelle condizioni di potersi muovere da solo agevolmente, attraverso un sistema di comunicazione che si intreccia con un sistema di trasporti efficiente, aspetto ancora non molto sviluppato in Puglia.
Ovviamente come privato io non ho la possibilità di sostituire l’istituzione regionale ma posso guardare ad un territorio, studiarlo e interfacciarmi con le istituzioni locali, facendo da collante tra loro e i fornitori privati. Il trait-d’union sarà certamente l’enogastronomia, che è arte e cultura allo stesso tempo.
Quali sono secondo lei le capacità che dovrebbe possedere un tour operator?
Deve conoscere, deve far proprio ciò che propone, deve essere stato nelle destinazioni che consiglia. Non si può raccontare quello che non si è vissuto e visto. Occorre sicuramente anche saper comunicare, scrivere, fare la parte operativa, ma viene tutto in un secondo momento. Il primario valore aggiunto che bisogna offrire rispetto ad internet è quello di trasmettere l’emozione e dare una conferma esperienziale. Questo sempre accompagnato da una grande capacità di ascolto, senza la quale difficilmente si potrà andare a rispondere al bisogno del cliente.
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