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A prima vista potrebbe sembrare un quadro del celebre Van Gogh ma non lo è: il paesaggio rupestre giallo e verde che fa da sfondo a tante piccole strutture simili a casette abitate da elfi, fate e folletti, esiste per davvero.
E non si trova in Norvegia, in Islanda o in Nuova Zelanda: questo luogo incantato prende il nome di Parco Urbano dei Palmenti e sorge nel cuore della Lucania, a Pietragalla.

Il resto di un’antica civiltà contadina

Protagonisti dello scenario, i Palmenti sono vasche scavate nella roccia arenaria nascoste da una vegetazione spontanea che cresce sul loro stesso tetto e probabilmente videro la luce nell’Ottocento.
Fino a cinquant’anni fa, i Palmenti, rappresentavano il fulcro della vita economica e sociale di Pietragalla: questo particolare sistema di grotte costruito nella e con la pietra locale, era adibito alla trasformazione delle uve; qui, infatti, avvenivano la pigiatura e la fermentazione.
Alla fine del processo, il vino veniva trasportato in botti di legno nelle cantine ipogee chiamate rutt, scavate nel centro storico del paese.
La vita di Pietragalla ha sempre ruotato intorno al vino, al punto da dettarne anche la conformazione urbana: il borgo, che si sviluppa in tre anelli concentrici, è tagliato dalla cosiddetta Via del vino, una scorciatoia che permetteva di spostarsi in modo più rapido e le abitazioni, le strade, il modo di vivere, le relazioni familiari, i comportamenti, conservano ancora l’atmosfera di quei tempi grazie alle storie dei suoi abitanti.

Le peculiarità dei Palmenti di Pietragalla

Rispetto ad altri Palmenti rinvenibili in altre località del Sud Italia, i Palmenti del Parco di Pietragalla sono unici nel proprio genere sia perché non isolati ma raggruppati tra di loro, sia perché disposti a diverse altezze che seguono l’andamento irregolare del terreno e che offrono una vista davvero suggestiva.

Uno spettacolo a cielo aperto che supera il tempo

Oggi nel Parco di Pietragalla, nei Palmenti in buone condizioni che si possono visitare all’interno, sono ancora visibili gli ambienti dedicati al procedimento di lavorazione dell’uva. La struttura è molto simile all’epoca: si tratta di un monolocale con alcune vasche dalle dimensioni varie in base alle diverse misure umane e alla produzione vinicola dell’epoca, e le nicchie che servivano per appoggiare attrezzi, candele o utensili vari; spesso sul soffitto della vasca della pigiatura si trova infisso un robusto anello di ferro che serviva da appiglio al pigiatore. La costruzione dei Palmenti si avvaleva di materiali poveri, provenienti dall’ambiente circostante, come pietre di fiume e sabbia per l’intonaco. Altre caratteristiche dei Palmenti di Pietragalla sono la piccola apertura sopra la porta che consentiva l’aerazione dell’ambiente per far uscire l’anidride carbonica generata dalla fermentazione, e il rivestimento di terra dove cresce spontanea la vegetazione, che muta a seconda delle stagioni.
Il risultato finale è uno scenario unico nel nostro Paese, dall’aspetto talmente irreale da farlo sembrare fuori da ogni tempo e ogni spazio. Questi manufatti, riconosciuti e tutelati da parte di enti ed associazioni in quanto diventati luoghi di attrazione sono un bene da tutelare, anche grazie all’iscrizione tra i luoghi del cuore del FAI, Fondo Ambiente Italiano.

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